Quando si parla d’investimenti, l’immagine che viene immediatamente agli occhi d’ognuno è quella di un socio vita natural durante, statico, quasi immobile e inamovibile.
È Ezio Tartaglia, nel suo libro, ad offrirci una concisa e brillante spiegazione per ciò che concerne una figura diversa di partner finanziario, ovvero “il socio temporaneo” (Il socio temporaneo - opportunità per le imprese, Aracne editrice, 2014).
Il socio temporaneo generalmente investe nel capitale di rischio di un’impresa e organizza una serie di strategie di way out ponderate e strutturate con l’intento di realizzarsi nell’arco di pochi anni.
Il margine di guadagno dell’operazione sta nella differenza fra il prezzo a cui sono state acquistate le quote azionarie e quello a cui sono state, successivamente, cedute e si parla, in questo caso, di capital gain.
È un concetto sicuramente differente rispetto al consueto ricavo annuo costituente la partecipazione di una società; è un’operazione dinamica che consente al partner finanziario di diversificare le aziende e/o i settori di intervento, e al socio industriale di beneficiare di capitale finanziario senza che venga necessariamente alterato il core dell’azienda.
Se prima la discriminante della competitività e buona riuscita di un’azienda era dettata quasi esclusivamente dalla disponibilità di risorse e macchinari più o meno avanzati, adesso un reparto che necessità costantemente di liquidità è quello della ricerca, dello sviluppo, ma soprattutto di marketing ed informazione, per questo estremamente rilevante è la presenza di un socio finanziario, che creda nel progetto e consenta un rapido sviluppo alle aziende che sono chiamate a confrontarsi con un mercato sempre più competitivo e globale.
Le fasi principali dell’attuarsi di questo tipo di investimento sono, generalmente, cinque:
Una prima fase in cui il partner finanziario trova l’azienda di interesse in cui investire, una seconda in cui questa viene sottoposta a valutazione, una terza in cui si delineano le modalità di intervento, una successiva in cui viene decisa la tipologia del rapporto che intercorrerà fra il socio industriale e quello finanziario, e la fase ultima di disinvestimento.
Il partner finanziario quindi fiuta inizialmente la validità dell’investimento e dell’impresa, ed interviene con una partecipazione nel rischio della stessa, la quale a sua volta beneficia dell’iniezione di capitale finanziario che le consente una crescita più rapida e un abbattimento delle tempistiche previste nei precedenti business plan.
Differenti sono i fattori che rendono appetibile una società agli occhi dell’investitore, ma sono tutti elementi generalmente rivolti verso una consistente coesione di intenti e di core alla base del business, società in cui fondamentali sono la ricerca di mercato e dei validi key people alla base del progetto, considerati asset intangibili ed inalienabili della compagine societaria.
Lo sposalizio fra partner finanziario e partner industriale quindi, prevede che la relazione si interrompa nel corso di pochi anni, comportando un mutuo beneficio conseguente alla stipula dell’accordo.
Il socio industriale ha potuto beneficiare di liquidità che non fosse sottoposta a un tasso di interesse, come succede nel caso di banche e prestiti, ma ha avuto al suo fianco un socio in grado di fornirgli gli strumenti per rendere reale tutto quanto era concernente la visione dell’azienda, mentre il socio industriale ha potuto beneficiare della redditività della corporate vision traendo un guadagno successivo dovuto alla crescita del valore aziendale.
È in questa misura che vengono messe in atto le way out precedentemente menzionate, che possono essere di diverse tipologie.