Armiamoci e…partiamo!
Il vantaggio del club deal
Fare investimenti comporta avere una disponibilità di capitale non indifferente e, come spesso succede, le offerte più appetibili e vantaggiose sono le stesse che richiedono cifre di investimento da capogiro.
Arrendersi e tirarsi indietro non è l’unica opzione possibile perché, come un faro nella notte, si apre al ventaglio delle possibilità un nuovo scenario: il club deal.
Il club deal consiste nel riunire un certo numero di investitori, detti anche high net worth individuals, attorno alla stessa tavola rotonda e sotto la direzione di un team di professionisti, tra cui un club deal manager che, come una sorta di direttore d’orchestra, cerca di coordinare i vari portafogli, secondo le esigenze di exit, le capacità d’investimento e il livello d’entusiasmo nei confronti dell’azienda oggetto d’esamine.
Sul tavolo vengono dunque poste in essere diverse operazioni possibili e ognuno può decidere se intervenire o meno e in quale misura.
I benefici sono gli stessi di qualsiasi lavoro in team: l’unione, come sempre, fa la forza. E anche la differenza in questo caso, proprio perché la liquidità non tiene conto delle risorse individuali, bensì consta di diversi affluenti che convergono verso lo stesso fiume madre.
Ovviamente un altro dei vantaggi consta del fatto che, avendo a disposizione un ventaglio di proposte sul tavolo, si riduce il rischio d’investimento, proprio perché è possibile concentrare minori somme di capitale in un maggior numero di aziende e di investimenti, cosicché qualora ci siano investimenti che non procedono come prospettato e auspicato, si possa compensare con ricavi di investimenti che, al contrario, procedono bene.
La pratica del club deal non è nulla di estremamente recente, bensì le prime operazioni furono effettuate nell’America del 1870, con l’obiettivo di creare una linea ferroviaria nello Stato della Pennsylvania. Le operazioni hanno continuato a svolgersi in quantità ingenti, tanto che si è arrivati a definire il periodo comprensivo tra il 2003 e il 2007 “l’era del club deal”, era che purtroppo ha subito un arresto in seguito alle indagini effettuate dall’Antitrust.
Le prime operazioni significative in Italia sono state portate avanti dal Tip, creato da Tamburi nel 2002, consentendo investimenti in quelli che oggi sono colossi come Eataly, Prysmian e Moncler.
Un altro dei vantaggi consentito da questo tipo di operazione è proprio quello di non essere investitori-abbandonati, bensì avere il conforto costante e il consulto di figure professionali, che possono discutere e cambiare le strategie di exit in corso d’opera, consentendo di seguire il flusso di mercato e assecondare il periodo più vantaggioso per massimizzare i ricavi, elemento che definisce la sostanziale differenza rispetto al private equity.
Ovviamente il beneficiare di una struttura così delineata che vada ad operare sia come intelligence speculativa che come paracadute di sicurezza, non è priva di costi; ne consegue che lo svantaggio di un’operazione in club deal, basandosi su una rete di esperti, determinerà un minore ricavo da parte dei singoli di quanto è stato generalmente prospettato in una fase iniziale di analisi.
È un delicato gioco di equilibrio e allenamento: se non posseggo un’adeguata preparazione sportiva, difficilmente riuscirò a portare a termine l’impresa di scalare il Kilimangiaro, bensì se mi affido a un coach insieme riusciremo ad affrontare via via gli ostacoli che si porranno durante il cammino: il professionista offre le sue competenze in cambio di denaro e io beneficio delle stesse e riesco a scalare la montagna. Allo stesso modo il club deal consente anche agli investitori meno temprati ed esperti di effettuare operazioni; insomma lo scenario si apre anche alle carpe koi e non resta appannaggio esclusivo degli squali.