Qualora un’azienda si trovi in mancanza di liquidità, ha diverse alternative per sopperire a tale mancanza. È importante tenere sotto stretto controllo i flussi di cassa perché sono vitali per determinare lo stato di salute di un’impresa e per garantire la cosiddetta continuità aziendale.

Per poter intervenire con un piano di risanamento efficace è quindi essenziale puntare sul working capital, ovvero il capitale operativo, che è la somma del denaro necessario ad un’impresa per funzionare quotidianamente, e corrisponde alla differenza fra attività e passività imminenti. Le attività possono essere ad esempio la cassa, i crediti verso i clienti e le scorte di magazzino, mentre al contrario le passività sono i debiti verso i dipendenti, verso i fornitori e l’erario.

Sono dunque diverse, a seconda della particolare necessità della società, le opzioni percorribili.

Si può ad esempio anticipare il tempo di fatturazione, in modo da accelerare la tempistica di riscossione del credito, garantendo magari una scontistica a quei clienti che saldano la fattura immediatamente o prima dei canonici 30/60/90 giorni. Anche dilazionare il pagamento in più tranche è un’opzione del tutto valida.

Qualora invece il momento di carenza di liquidità sia contingente e non estremamente consistente, l’azienda può richiedere un fido per superare il divario che separa i pagamenti da effettuare e gli incassi da riscuotere.

Diverso invece se si prevede di intervenire sulle infrastrutture e i macchinari con un rinnovamento, ristrutturazione o acquisto di nuove macchine; in tal caso sarà necessaria una disponibilità liquida maggiore. In tal caso la scelta che più agevola in termini di condizioni la società è quella del finanziamento, perché non incide massivamente sulla liquidità ma consente una rateizzazione sostenibile, fermo restando anche l’importanza del calcolo del tasso di interesse.

Altra miglioria che la società può attuare è quella di una più corretta gestione di magazzino, in modo da non essere impreparati di fronte alle richieste dei clienti, ma nemmeno da essere appesantiti da uno stoccaggio eccessivo. Entrambe le prospettive sono, infatti, decisamente poco funzionali: la prima dipende o da un’incapacità di acquisto di sufficienti materie prime per soddisfare le commesse o da uno spazio che non è sufficiente a garantire le stesse, oppure da un mancato controllo e previsione degli incarichi in arrivo. L’eccedenza invece crea obsolescenza di prodotti e problemi di mancato utilizzo. L’ideale sarebbe ottimizzare le tempistiche di reintegro prodotti qualora fossero mancanti, riducendole al minor tempo possibile e una corretta gestione dei flussi degli ordini; talvolta anche richiedendo una consulenza ad un match advisory.

Qualora sia possibile è ovviamente consigliato far ricorso al pagamento a step o posticipato dei fornitori, sempre tenendo conto le spese fisse che sono stipendi, affitti, debiti e imposte.

Una corretta organizzazione e gestione di questi elementi può essere determinante non solo per costruire una credibilità aziendale a livello territoriale e non, ma può fare la differenza nella creazione di un percorso di crescita e successo per quest’ultima.


 

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