EDUCAZIONE FINANZIARIA

By Giugno 15, 2021economia-finanza

EDUCAZIONE FINANZIARIA

Siamo portati a pensare alle canoniche materie scolastiche, come la matematica, la storia, la letteratura, le scienze.
Ma un’esigenza si fa spazio, con una crescente risonanza: l’ora di educazione finanziaria. Altrettanto importante al pari di materie sorelle, una maggiore conoscenza del sistema finanziario apporterebbe un significativo cambiamento all’approccio che i giovani hanno con le risorse a loro disposizione.
Inoltre una maggiore conoscenza e sensibilità circa l’argomento rappresenta un fondamentale obiettivo da raggiungere, non solo a livello personale, ma globale.

Ne hanno dunque compreso l’importanza Paesi come il Portogallo, la Finlandia e il Regno Unito che hanno introdotto l’educazione finanziaria nei propri programmi scolastici.
Essere coscienti e padroni di queste dinamiche consente altresì un maggiore controllo dei propri risparmi, tanto da garantire, in caso di crisi, uno scudo che sia in grado di limitare l’entità dei danni, altrimenti inestimabili.

I giovani studenti che escono dalle scuole hanno una preparazione accademica invidiabile, ma si trovano spaesati di fronte a concetti di finanza molto semplici e basilari, la materia viene vista come ostica e inconoscibile, solo perché, semplicemente, c’è carenza di informazioni e spiegazioni in merito.
E proprio la scuola, il cui obiettivo primario quotidiano è quello di fornire ai ragazzi gli strumenti con cui possano costruire un domani migliore, deve farsi carico della formazione e delle spiegazioni, in modo che si appianino le differenze e si faccia finalmente chiarezza su questa “oscura materia”.

La cultura e l’informazione sono strumenti potentissimi per essere padroni e artefici del proprio destino, a maggior ragione se gli ambiti di riferimento toccano aspetti sensibili come le finanze di cui siamo a disposizione; anche solo la tenuta del bilancio casalingo consente una maggiore consapevolezza di cosa spendiamo, come lo spendiamo e quanto, in modo tale da non restare all’oscuro e in balia di cifre che, fondamentalmente, parlano di noi e delle nostre abitudini ed esigenze.

Solo successivamente si potrebbe quindi incominciare a parlare di investimenti, attualmente relegati agli addetti del settore o agli appassionati della materia. Pratiche normalissime e d’uso e consuetudine, che andrebbero consolidate anche in Italia.
Nel nostro Paese è l’OCSE, ovvero l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che, con cadenza triennale, si occupa di verificare il livello di informazione degli adolescenti in merito alla materia finanziaria attraverso l’indagine chiamata PISA (Programme for International Student Assessment) portata avanti da oltre un ventennio.

Si parla proprio della necessità di una alfabetizzazione finanziaria, perché i dati che emergono sono critici: la consapevolezza finanziaria è più forte fra i 35 e io 45 anni, proprio perché i giovani italiani sono più “lenti” a lasciare la famiglia, e acquisiscono autonomia più tardi rispetto ai loro coetanei europei, ma una maggiore sensibilizzazione sull’argomento, unita ad un occhio critico e ad una capacità pratica di applicazione potrebbe rappresentare una sostanziale inversione di rotta nel trend stabilito.

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