Finanziamento a tasso zero? Sì, ma non a costo zero!
Il marketing opera un ruolo cruciale nel determinare il successo e la capacità di attrazione di un bene o un servizio, ma con la stessa facilità aumenta il rischio di possibile misunderstanding.
Quando si parla di finanziamento a costo zero si intende che non viene pagata alcuna somma necessaria all’erogazione dello stesso, ma, ciononostante, vengono comunque sopportate delle spese che sono sì collaterali, ma essenziali alla buona riuscita della procedura e della raccolta dei capitali.
Sia che ci si rivolga ad una banca, sia che ci si stia interfacciando con un fondo o con un privato, l’erogazione di un finanziamento è sempre, e senza eccezioni, subordinata alla sopportazione di alcuni costi, di occorrenza fissa ma ovviamente con entità variabile, poiché diversi sono i professionisti a cui ci si può rivolgere.
Nel momento in cui un ente si fa carico della prospettiva di erogazione di un finanziamento, comincia la pratica di indagine, di investigazione della capacità di credito, reperimento della documentazione che meglio rappresenti la situazione economico-finanziaria e debitoria della società richiedente.
Basta fare un esempio quanto più tangibile possibile: se a chiedere in prestito denaro fosse mio fratello, che conosco da una vita e di cui mi è nota la situazione economica e di redditività, sono molto più propenso a fornirglielo, piuttosto che se a chiederlo fosse uno sconosciuto la cui storia mi è, per lo più, ignota.
In questo caso sarebbe opportuno prima effettuare delle ricerche che mi certifichino l’affidabilità del soggetto in questione (e anche nel caso di esito positivo non sono da escludere possibili insolvenze dovute a imprevisti o quant’altro) e solo successivamente valutare l’effettiva possibilità di erogazione e la stipula delle modalità di attuazione.
Da ciò ne consegue che, oltre alle spese di interessi sul capitale erogato (ad esempio nel caso delle banche), vanno sostenute anche le spese di gestione del contratto, che possono essere di estinzione anticipata, qualora venga saldata in toto o in parte la cifra inizialmente erogata (vengono in questo intaccate le percentuali di interesse proprio per la conclusione ante tempo), di volture, di variazione ipotecaria, di certificazione, eccetera.
Ovvie anche sono le spese notarili, e quelle fiscali, dipendenti dal regime tributario di riferimento e, sempre frequenti, anche gli oneri che vadano a coprire i costi assicurativi qualora venga richiesta la stipula di una garanzia ipotecaria.
Nel caso di una valutazione ancora più precisa e affidabile, potrebbero essere sopportati costi di garanzia verso enti terzi che vada a rinforzare la credibilità del soggetto richiedente il finanziamento.
Ci sono vari indicatori di calcolo che possono simulare il costo complessivo dell’operazione di erogazione del credito (TEG - ovvero tasso effettivo globale e TEGM - tasso effettivo globale medio) e sono utili per comparare i costi complessivi implicati da diversi enti creditori, quali possono essere le banche.
Obbligatorie nella determinazione della stima sono: l’eventuale costo di mediazione svolta da un terzo nel reperimento del capitale, spese di istruttoria e revisione, spese di incasso rate, spese per assicurazioni, oneri per la messa a disposizione dei fondi, spese di chiusura della pratica.
Necessario inoltre sottolineare che sono poche le aziende le cui informazioni di rating siano disponibili e affidabili, si parla di circa il 20% qualche anno fa. Ne consegue che a causa del rischio contemplato nell’erogazione del credito e la mancanza di liquidità dei titoli, l’investimento sia possibile e sopportabile solo da parte di investitori professionali.